Usa, Ahmadinejad e Iran | petrolio e uranio | un'altra guerra? | Cervelliamo
Ahmadinejad, quo vadis? E' l’iraniano che vuole sfidare gli States, o il contrario? Mahmud Ahmadinejad non farebbe male a correre ai ripari. È troppo importante il suo petrolio per non approfittare di strumentalizzare ciò che costantemente dice in ambito di politica estera.Che la maggior parte dei paesi islamici non vedano di buon occhio lo Stato di Israele è cosa risaputa, e l’Iran non fa eccezione.Ma da quando l’attuale presidente iraniano è salito al potere, ossia da quando ha vinto le lezioni nel giugno del 2005, con oltre il 61% dei voti rispetto l’avversario, si è instaurata nei suoi confronti una sorta di propaganda mediatica preventiva, atta a screditarlo in ogni sua azione ed a raffigurarlo come il nuovo tiranno da annientare.È da anni che ogni suo messaggio di critica riguardo il modo di agire degli Stati Uniti viene reinterpretato come una minaccia di attacco militare a tutto l’occidente. Si, perché il nuovo imperatore del terrore (morto Saddam e ucciso, forse, Bin Laden), bisogna trovarsene un’altro), ha intenzione di crearsi in casa propria la bomba atomica. Cioè, questo è quello che i media ci martellano notte e giorno. In realtà l'Iran si è già dotato da una ventina d'anni, ufficialmente a scopi civili, di centrali nucleari con tecnologia principalmente fornita dalla Russia allo scopo di ridurre la sua dipendenza dal petrolio (l'Iran consuma ad uso interno il 40% del greggio che estrae). Adesso, l'accerchiamento americano dell'Iran (gli Stati Uniti hanno basi militari ed aeree in Iraq, Turchia, Afghanistan e Pakistan) ha portato il governo iraniano a decidere di arricchire da solo l'uranio usato come combustibile nelle proprie centrali nucleari: questa decisione, ha provocato la reazione della comunità internazionale, originando una crisi dagli sviluppi ancora non prevedibili. Sembra un paradosso, per un Paese tra i maggiori esportatori di idrocarburi al mondo, ma bisogna sottolineare che i pozzi di petrolio sono sempre più obsoleti, e le tecnologie per migliorarne l’estrazione e ridurre le perdite, sono estremamente costose. E da lì tutti a partire con il processo alle streghe che, in quanto tali, devono essere tutte condannate al rogo. E se Ahmadinejad si rischia di avviare una serie di studi sul revisionismo all’olocausto ebraico via con le critiche, decisamente a priori, su di lui, dichiarandolo antisionista e antisemita. Ma non sono pochi gli esperti che sostengono che questo tiro al piccione difficilmente porterà ad un’altra guerra: sono troppi i legami economici che legano questa repubblica islamica alla Cina e alla Russia, e anche all’Europa (Germania e Italia in primis). Putin e AhmadinejadE lo stesso apparato militare americano non è illimitato: messo ad dura prova dall'impegno su due fronti (Afghanistan e Iraq), per non dimenticare delle attività svolte in Somalia, e allo stato attuale è improbabile una terza guerra contro uno Stato che, al contrario di quello di Saddam, non è indebolito da un decennale embargo e che può contare di tecnologie belliche non proprio retrograde. Fatto sta che adesso non c’è in ballo solamente lo spauracchio di un nuovo attentato “simil - 11 settembre” nei confronti degli Stati Uniti, ma c’è anche in gioco la sicurezza dello Stato di Israele, che ha potuto tastare con mano, la consistenza militare di Hezbollah, movimento politico libanese da molti sospettato di essere finanziato dall’Iran. E se ci mettiamo, come già ribadito, che l’Iran non ha fatto mistero di considerare l’attuale governo israeliano illegittimo, e che gli attriti tra i due Stati diventano di giorno in giorno sempre più frequenti, non è poi così sbagliato ipotizzare una terza guerra nello scacchiere medio orientale. Ma, questo, solo il tempo potrà dirlo.
Tratto da Cervelliamo,
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